TECNOLOGIA AVANZATA 7 TEAM DI RICERCATORI
PARAGRAFO X
DIMOSTRAZIONE DELLA CAPACITÀ DEL DPE DI NEUTRALIZZARE LE RADIAZIONI NUCLEARI
Abbiamo menzionato la capacità del DPE100 e del DPE Shield di assorbire le radiazioni nucleari e quanto segue fornisce le prove, che possono essere esaminate e verificate.
Il 4 agosto 2020 alle 14:48 UTC, si sono verificate due esplosioni a Beirut, in Libano.(https://en.wikipedia.org/wiki/2020_Beirut_explosions)
La seconda esplosione, la più devastante, ha rilasciato radiazioni che sono state spinte dai venti fino a raggiungere la Sicilia (Italia) ed è stata rilevata dal contatore Geiger del centro di rilevamento di Pedara https://radmon.org/.
Di seguito mostriamo i venti soffiati il 04 agosto 2020 18.00 UTC fino a un’altezza di 30 km (10 hPa nella foto).
La ricaduta radioattiva è stata rilevata a Pedara, a una distanza di 1889 km da Beirut. La ricaduta radioattiva è un insieme di detriti radioattivi di un’esplosione atomica che ricade sulla Terra e che è costituito dai prodotti di fissione degli atomi di uranio e plutonio: questo materiale viene incorporato o depositato sulla superficie della polvere che si forma nell’esplosione di una bomba nucleare o di un evento termonucleare.
Questa polvere è prodotta dalla vaporizzazione e dalla successiva ricondensazione dei materiali solidi che componevano la bomba, dalla polvere già presente nell’aria e dalla polvere del suolo se l’esplosione avviene abbastanza vicino alla superficie da consentire alla palla di fuoco di toccare il suolo.
Precipitazioni mondiali
Le particelle troppo fini per precipitare nelle prime ore generalmente scendono in una vasta area del mondo e che possono assumere diverse modalità.
Se la bomba fosse abbastanza potente da spingere la “nube a fungo” nella stratosfera (oltre circa 15 km), questa ricaduta ritardata è effettivamente mondiale e i detriti coprono un’area molto ampia prima di tornare a terra.
La durata di questo ritorno varia ampiamente a seconda della latitudine, dell’altitudine e del periodo dell’anno in cui i detriti vengono iniettati nella stratosfera e può variare da pochi mesi a diversi anni.
In parole povere, si può presumere che le bombe all’idrogeno siano abbastanza potenti da trasportare la nuvola di detriti nella stratosfera, mentre le bombe atomiche no. Pertanto, mentre la ricaduta stratosferica è prodotta principalmente dalle bombe all’idrogeno, anche le bombe atomiche raggiungono la troposfera.
(Source: https://www.chimica-online.it/download/ricaduta-radioattiva.htm).
Il 4 agosto 2020 alle 15:00 UTC, la radiazione ha raggiunto il livello massimo di 854 CPM (Count Per Minute) quando il livello massimo di sicurezza è 25 CPM.
La deriva radioattiva è proseguita fino a quando non è stata rilevata altri 951 km oltre Pedara, presso la stazione di Losio (Alessandria-Piemonte). Tutto ciò è supportato dalla mappa del vento pubblicata sopra.
I detriti sono stati quindi proiettati nella stratosfera, con un livello massimo di 10 hPa a 30 km di altezza, seguendo il percorso sopra indicato, per poi proseguire verso il Nord Europa dove sono avvenuti altri rilevamenti, mentre quelli a quote più basse, con livelli fino a 70 hPa a quota 18,5 km sono stati spinti da altri venti verso la Puglia.
La foto dei venti sotto si riferisce al 04 agosto 2020 alle 18.00 UTC
La direzione di questi venti avrebbe dovuto portare la polvere di detriti radioattivi in Serbia, Bosnia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Ungheria, Polonia, Slovacchia, ecc.
In molti di questi paesi esistono altre stazioni di rilevamento delle radiazioni che non hanno rilevato alcuna variazione oltre i limiti di sicurezza del livello radioattivo. Si tratta di un indice importante che conferma che il DPE è stato in grado di neutralizzare la radiazione prima che raggiungesse quei paesi.
Sappiamo che il DPE è in grado di bilanciare l’ambiente fino a un’altitudine di 200 km, ma come avviene questo equilibrio?
Le radiazioni ionizzanti sono celle di energia solare difettose che, attraverso un processo di interazione dell’energia emessa dal DPE dalla Terra, correggono le celle di energia solare difettose in cellule sane, ovvero il Plasma.
Questo eccesso di plasma viene quindi scaricato a terra attraverso un fulmine. Il fulmine infatti è una colonna di gas ionizzato (plasma.
Se così fosse, avremmo dovuto avere un’attività fulminante moderata o assente nella zona d’azione del DPE nei giorni precedenti al 04 agosto 2020, quindi fulmini intensi durante la presenza e la scarica di radiazioni, e poi di nuovo un’attività fulmine moderata o assente dopo la neutralizzazione di la radiazione.
Questa foto è del 03 agosto 2020 alle 17:00 UTC ed è l’attività dei fulmini registrata.
La foto successiva è del 04 agosto 2020 alle 17:00 UTC e mostra l’attività dei fulmini registrata. Da notare che la Puglia è libera e avrebbe dovuto rimanere tale, visto che il fronte temporalesco si stava spostando verso est.
La prossima foto sotto è del 05 agosto 2020 alle 17:05 UTC ed è l’attività dei fulmini registrata. È ben visibile l’intensa attività fulminea registrata nell’area del DPE
Abbiamo anche fatto un confronto con le condizioni meteorologiche in quel momento, mostrate nella foto sotto e non giustificano quell’intensità di attività fulminea mostrata, soprattutto se confrontate con il fronte nel resto d’Italia
L’attività dei fulmini è continuata anche il giorno successivo. (Foto sotto) Si noti come l’area del fulmine coincida esattamente con l’area coperta dall’azione del DPE.
Dopo che la radiazione è stata scaricata, l’equilibrio è stato ripristinato e l’attività dei fulmini è stata interrotta.
Ho effettuato alcune misurazioni in loco con il mio contatore Geiger e i parametri il 07 agosto 2020 alle 17:00 UTC erano normali.
Fin dall’installazione del DPE, siamo sempre stati scrupolosi nel rilevare ogni singola anomalia e sono stati proprio questi a far emergere le evidenze sopra descritte.
Dall’installazione del DPE, abbiamo assistito a una drastica riduzione della potenza e del numero di fulmini, in quanto abbiamo verificato che il DPE drena l’energia in eccesso, non permettendo un pericoloso accumulo.
Quindi, eravamo abituati a vedere fulmini temporali limitati in lontananza.
Nei giorni sopra descritti, però, nella zona si sono verificati molti fulmini e uno anche con cielo sereno a pochi chilometri dal DPE.
Non aveva senso, ma in seguito abbiamo scoperto perché…
Un altro dettaglio importante è visibile nelle foto dell’attività fulminea registrata il 03 agosto 2020 alle ore 17.00 UTC e quella del 04 agosto 2020 alle ore 17.00 UTC. Se guardi le foto, il fronte fulmineo si sposta progressivamente verso est.
Nelle foto dell’attività dei fulmini del 05 agosto 2020 alle 17.05 UTC e in quella del 06 agosto 2020 alle 17.05 UTC, il fulmine è letteralmente “apparso” per poi scomparire il giorno successivo, senza spostarsi in altre zone, il che ci dice che questo fulmine è non causato da una tempesta.
Abbiamo inoltre svolto ulteriori indagini per verificare se altre stazioni di rilievo tra Sicilia e Puglia avessero registrato altri valori ma, purtroppo, non ci sono stazioni presenti in quella zona. D’altra parte, le altre stazioni operative sottovento oltre
La Puglia non ha registrato variazioni oltre il limite di sicurezza delle radiazioni, e dal 16 agosto i livelli rimangono bassi in varie parti del Nord Europa (Västerbotten, Sverige; Saarland, Germania; Drenthe, Nederland; ecc.)